In Nuova Zelanda il cielo cambia in
fretta di colore, ormai ci stiamo abituando. Il tempo di comprare del
pane e una busta d'insalata, di fare la coda alla cassa, e fuori c'è
Il diluvio. Ci fermiamo ad aspettare, Laura e io, nello spazio tra le
due porte scorrevoli del supermercato New World, nella città di
Hamilton. Che spiova almeno un poco! Abbastanza da permetterci di
scattare a passo di papera fino alla macchina. (Ma com'è che poi ci
metto sempre un'ora a infilare la chiave nel buco e finisco col
bagnarmi lo stesso?)
Accanto alla porta che dà all'esterno
c'è un agente di polizia. Vicino a lui, di spalle all'uscita, un
ragazzo sui trenta, scuro di pelle. Tiene in mano uno scontrino e una
confezione di margarina, col fare di chi non ha nulla da nascondere
ed è pronto a dimostrarlo. A due passi da loro, il vigilante del
supermercato osserva la scena con attenzione.
L'agente di polizia ha una
ricetrasmittente sulla spalla, attaccata al giubbotto
catarifrangente. China la testa per parlarci dentro, ascolta il
gracchiare di una risposta, infine rimane in attesa. Anche il ragazzo
sui trenta rimane in attesa. Il vigilante continua a seguire la
scena.
Le porte scorrevoli si aprono. Un
signore in pantaloncini cortissimi e stivali di gomma entra con
nonchalance, accompagnato dal fracasso della pioggia battente
e da un ragazzino scalzo. Nello stesso istante il ragazzo con la
margarina scivola fuori, improvviso, e inizia a correre come Bolt
lungo il perimetro dell'edificio. Qualche secondo dopo, il tempo
necessario agli esseri umani per mettere in piedi una reazione, il
poliziotto si lancia all'inseguimento. Dietro di lui il vigilante. Li
perdiamo di vista in fretta, inghiottiti nella foresta grigia e
orizzontale di acqua e di vento.
Non so bene chi dei tre invidiare di
meno.
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