Inquinamento in Giappone |
Poi un giorno sparì. Cioè, partì, e
io ci rimasi male. Ero troppo concentrato su me stesso, sul mio mal
di schiena e sul nuovo lavoro, e avevo perso un'occasione. Non sapevo
niente di lei: da dove venisse, dove andasse e perché. Venni solo a
sapere che aveva fatto richiesta per questo lavoro anche lei, ma
evidentemente io e Laura avevamo avuto la meglio.
La riconobbi subito quando tornò,
circa un mese più tardi. Anche lei riconobbe sia me che Laura e ci
salutò col suo sorriso forse infelice, ma di certo sincero.
Viene da Okinawa, un'isola giapponese,
e si chiama Natsuko. Se n'è andata dal suo paese per via del
crescente inquinamento proveniente dalla Cina, dice, e perché il
Giappone è diventato un posto terribile in cui vivere. Si occupava
di animali abbandonati ed è partita portando con sé un cane e quattro gatti, tutti vecchissimi e malandati, tutti trovatelli che non è
riuscita a piazzare. In Giappone, dice, stavano sempre male. Uno dei
suoi gatti quasi non camminava più, ma arrivati in Nuova Zelanda ha
iniziato subito a stare meglio e nel giro di una settimana era
guarito.
Natsuko vorrebbe trasferirsi qui, ma
non riesce a trovare un lavoro. È troppo vecchia per richiedere,
come abbiamo fatto noi, il visto Working Holiday, mentre per
richiedere un visto di lavoro dovrebbe trovare qualcuno disposto ad
assumerla e ad accompagnarla nella procedura. Un bel problema.
Durante questo mese si era trasferita da alcuni amici in città, dove
era più facile muoversi tra annunci di lavoro e colloqui. Ma poi
quelli hanno dovuto cambiare casa e lei è tornata qui, con le sue
gabbie, i suoi animali e le sue casse di legno contenenti tutto ciò
che ha. Mi dispiace che non stia avendo fortuna: noi ne abbiamo avuta
molta, e non ne avevamo altrettanto bisogno.
Poi mi viene in mente che Laura e io ce
ne andremo presto e che il nostro posto sarà di nuovo libero. Glielo
dico, e Natsuko mi fa presente che si era già fatta avanti, ma senza
successo. Io fingo di non saperne niente, penso che la partita è di
nuovo aperta ora che i due italiani sono fuori dai giochi. Decido di
parlare con Glenn, il proprietario, e di fargli notare che questa
potrebbe essere un'occasione per tutti: lui troverebbe una
lavoratrice stabile, lei una via d'uscita al suo problema. Ma Glenn
glissa, dice che l'inglese di Natsuko è troppo limitato perché
possa lavorare qui. Io sgrano gli occhi: il suo inglese non è molto
peggio del mio.
Glenn è una persona per bene,corretta
e generosa. Ma gli affari sono affari, e Natsuko un buon affare non
è, coi suoi animali fragili, la sua solitudine e i problemi di
visto. Lui non lo dice, ma è chiaro che la questione è tutta lì.
Ma Natsuko mi sorprende, non demorde.
Qui in Nuova Zelanda vorrebbe occuparsi di riforestazione, “perché
so” dice “quanto gli alberi siano importanti per la salute nostra
e dell'ambiente.” Le consiglio di spostarsi all'Isola Nord prima
che scada il suo visto turistico. “Là ci sono più possibilità”
le dico, ma capisco che lei ha scelto questo posto e che vuole
rimanerci. Non mi sembra giusto chiedere a chi ha le idee chiare di
ripiegare, di accontentarsi di qualcosa di diverso da ciò che ha
sognato per sé. Ha ancora due mesi di tempo.
Che storia triste ma bella. Avevo notato la ragazza ed il suo cane, sembrava socievole e sempre con un sorriso accennato sul viso. Avrei voluto parlarle, ma ho perso l'occasione. Grazie per averne scritto.
RispondiEliminaDaniele
Piacere mio! Buon viaggio!
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