giovedì 3 gennaio 2013

Dog sitters


Lei si chiama Bonny, un'esemplare irruente di setter inglese dagli occhi maledettamente persuasivi. Lui è Monty, un bonaccione piccolo e nero di razza indefinita. (Ma da quando è stato nominato capo del governo tecnico, le ciotole languono.) Per dieci giorni Laura ed io dovremo dividere con loro il televisore da 60 pollici e la pelle del divano. 
Oggi per esempio non lavoro, e fuori piove. Con una tazza di caffè in mano mi piazzo sul divano ed eccoli che arrivano, tutti e due. Cercano sempre il contatto, il calore, l'affetto. Il cibo.
Sono i cani di Steve, il proprietario del caffè in cui lavora Laura, e questa è la sua casa. Starà via per una decina di giorni e ci ha chiesto se per noi fosse tanto incomodo spostarci qui, dove purtroppo ancora manca una Jacuzzi. “Ma la vista non è male, e c'è Sky”, ha detto per rimediare. “E ovviamente vi pago” ha aggiunto. Che dire... E facciamolo quest'atto di carità, pover'uomo.

Su un canale dal nome Rialto danno “La solitudine dei numeri primi” di Costanzo e poi “Baaria” di Tornatore (entrambi in italiano, e la cosa mi disorienta un poco). Ma l'occhio evade dalla cornice del televisore. Cade oltre le vetrate, dove le nuvole si muovono rapide, trasformando il lago ora in una lastra di grigio acciaio, ora in una porzione di mare caraibico. Mi distraggo poi a guardare Bonny, che ha rubato un intera tavoletta di cioccolato, l'ha scartata e se l'è mangiata. Mi toccherà pulire. Poi mi volto alla mia destra, verso una cucina che per attrezzatura e per dimensioni potrebbe fare invidia a certi ristoranti.
E mi ritrovo a pensare che mi piacerebbe davvero avere una bella casa, con tanto spazio a disposizione. Niente lusso, intendiamoci. Intendo spazio per la creatività, i progetti, i cambiamenti. Spazio per mettere in cantiere ciò che mi passa per la mente. Ma il pensiero successivo è: no. Meglio sbattere il ginocchio contro il comodino che restare schiacciato sotto un mutuo. Tra lo spazio e il tempo, se proprio devo scegliere, scelgo il tempo. Tempo libero, per godere delle cose gratuite che ancora restano a disposizione degli esseri umani.

“Fabbricare, fabbricare, fabbricare
Preferisco il rumore del mare 
Che dice fabbricare fare disfare
Fare e disfare è tutto un lavorare
Ecco quello che so fare.”
(Dino Campana)



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